
Sono sicura che "una certa persona" si
è ben pentita di non aver apprezzato inizialmente quest’opera, trovandola
noiosa e senza quella scintilla che ti convince a continuare a leggere, ma poi
l’ha scoperta quanto meno interessante (vedi me).
Ma sto divagando… Don Abbondio si
fece prete proprio per la sua paura nell'esprimersi, con una personalità propria
al mondo, ed è paragonabile ad uno struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia
contenuta in un vaso d’argilla che viaggia insieme ad altri vasi di ferro su un
carro. E’ vittima della società perché non possiede un cuor di leone. Vede
ostacoli e insidie anche dove non ci sono, creandosi timori infondati e
richiudendosi nel suo ottuso egoismo che gli impedisce di distinguere il bene
dal male e di schierarsi dalla parte giusta. Criticava duramente anche chi non
era come lui e non sopportava i confratelli che aiutavano i deboli contro i
potenti (vedi Fra Cristoforo).
Don Abbondio è l’unico personaggio
che durante l’opera non ha cambiato per niente il suo modo di pensare. Quando
penso a lui me lo raffiguro come un vecchio caprone, simpatico nella sua
goffaggine ma chiuso nel proprio egoismo e nelle proprie abitudini.
Francesca C. IIB (Sono tornata?) =)
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